Dottore biologo nutrizionista e coordinatore dell'équipe di biologia della nutrizione dell'ospedale San Raffaele
La fatigue, che può essere tradotta in italiano con “astenia”, si differenzia dalla fatica o stanchezza fisiologica, che può conseguire a uno sforzo fisico o mentale, per il fatto di non poter essere contrastata con il semplice riposo: essa infatti persiste nel tempo almeno finché non ne sia rimosso il fattore determinante o non siano smaltiti gli effetti delle terapie che l’hanno causata; si tratta dunque di una sensazione di esaurimento fisico e mentale che può manifestarsi in vari contesti, come malattie croniche, stress, disturbi del sonno o trattamenti medico-chirurgici.
Sono moltissime le patologie che possono determinare fatigue la quale, in generale, si risolve indirettamente attraverso la cura – e dunque la remissione clinica – della patologia che ne è all’origine. Dalle malattie infiammatorie intestinali alle insufficienze renali, dalle patologie autoimmuni ai tumori, dall’apnea ostruttiva del sonno ai disturbi psichici, la fatigue è riscontrata molto di frequente in ambito clinico.
In particolare, può essere parte della sintomatologia di una patologia oncologica, legata o meno ai suoi trattamenti medici e chirurgici e all’impatto che il tumore può avere sulla sfera psicologica del paziente. In alcuni casi, la fatigue può essere espressione diretta di uno stato depressivo indipendente da condizioni organiche. Questo stato di estrema stanchezza e spossatezza, che va distinto dalla generica sensazione di “fatica”, influenza notevolmente i percorsi di cura e inficia il benessere emotivo dei pazienti, specie quelli affetti da tumore.
Essa può manifestarsi in diverse forme e intensità e può influenzare sia il corpo che la mente del paziente. Alcune delle manifestazioni più comuni includono:
Manifestazioni subcliniche
Oltre alle manifestazioni cliniche evidenti, la fatigue può anche manifestarsi in modo subclinico, cioè in assenza di sintomi evidenti ma comunque influenzando il benessere generale del paziente. Questo si verifica quando ad esempio il paziente riferisce una ridotta resistenza allo sforzo, una maggiore suscettibilità alle infezioni, una diminuzione della capacità di concentrazione e un generale e non meglio specificato senso di malessere.
La gestione della fatigue richiede un approccio integrato che includa interventi nutrizionali mirati. Un regime alimentare ben strutturato, a partire da un assessment corretto, può svolgere un ruolo significativo nel fornire all’organismo i nutrienti necessari per combattere la stanchezza e innalzare i livelli di energia.
Quando un paziente riferisce estrema spossatezza o, se dalla lettura della documentazione clinica che egli porta in visione emerge che il clinico ha registrato uno stato di astenia, il nutrizionista può fornire alcuni consigli nutrizionali utili nella gestione della problematica, sempre previo adeguato e completo assessment nutrizionale. In particolare:
Una dieta ipocalorica può contribuire alla stanchezza e alla mancanza di energia. Assicurarsi che il paziente introiti abbastanza kilocalorie per sostenere le funzioni vitali e le attività quotidiane. Nel caso si riscontri un rischio di malnutrizione per difetto, integrando i dati ematochimici, antropometrici e testali, è fondamentale corretta valutazione dei fabbisogni per non incorrere in decisioni pericolosamente restrittive, specie nei pazienti oncologici, e sempre nel rispetto delle linee guida internazionali.
La carenza di ferro è una causa comune di stanchezza e affaticamento. Assicurarsi di includere nella dieta alimenti ricchi di ferro come carne rossa, fegato, legumi e verdure a foglia verde (da consumare in condimento acido, così da proteggere il ferro dall’ossidazione) può contribuire a mantenere livelli ottimali di ferro nell’organismo. Le vongole sono la più efficace fonte di ferro ad elevata biodisponibilità a cui i pazienti di solito possono accedere. In alcuni casi, può essere opportuno procedere con un’integrazione di ferro ad elevata biodisponibilità.
I carboidrati complessi forniscono una fonte di energia prolungata nel tempo e possono aiutare a contrastare la stanchezza e l’affaticamento: come in altri casi, cereali integrali, pseudocereali, legumi e tutti i loro derivati giocano un ruolo chiave nell’alimentazione dei pazienti con fatigue, al netto di specifiche problematiche digestive.
Le vitamine del gruppo B sono importanti per la produzione di energia da parte dell’organismo. Assicurarsi di consumare alimenti ricchi di vitamine del gruppo B come carne, pesce, uova, latticini, cereali integrali, verdure a foglia verde e frutta. In genere, è difficile che un paziente presenti un deficit di vitamine del gruppo B, ma folati e vitamina B12 possono essere carenti in determinate condizioni.
La disidratazione può contribuire alla stanchezza e alla mancanza di energia: è noto ad esempio come negli sportivi si assista a un crollo della performance in caso di idratazione inadeguata. È dunque importanti assicurarsi che il paziente beva a sufficienza acqua durante il giorno, eventualmente anche con l’ausilio di aromatizzatori.
Oltre agli interventi nutrizionali, il nutrizionista territoriali è il professionista che più può rendersi utile nell’indirizzare il paziente versa una corretta integrazione per la gestione della fatigue. Tuttavia, è importante consultare sempre un professionista sanitario prima di iniziare qualsiasi integrazione, in quanto alcuni integratori possono interagire con farmaci o avere effetti collaterali indesiderati. Se il paziente è in trattamento oncologico, è importante che il professionista si confronti con il clinico, così da valutare insieme l’opportunità di eventuali microintegrazioni.
Di seguito sono riportati alcune strategie di integrazione che possono essere prese in considerazione per la gestione nutrizionale della fatigue:
Coenzima Q10
La coenzima Q10 è coinvolta nella produzione di energia nelle cellule e può essere utile nel migliorare i livelli di energia e combattere la stanchezza.
Ginseng
Il ginseng è una radice conosciuta per le sue proprietà energizzanti e adattogene. Integrare con estratto di ginseng può contribuire a migliorare i livelli di energia e ridurre la stanchezza. I ginsenosidi contenuti nel ginseng hanno notoriamente azione tonica e gli studi clinici suggeriscono che l’effetto sia determinato da un più efficiente utilizzo dell’ossigeno da parte delle cellule muscolari.
Vitamina D
La carenza di vitamina D è stata associata a sintomi di stanchezza e affaticamento. Integrare con vitamina D può essere utile specialmente in individui con bassi livelli ematici di questa vitamina.
Magnesio
L’integrazione di magnesio, un macroelemento che svolge innumerevoli funzioni all’interno dell’organismo, è indicata nella gestione dell’affaticamento mentale, specie laddove si riscontri un calo della capacità di concentrazione e una riduzione della performance cognitiva. Il suo effetto sembra essere legato al ruolo di modulatore post-sinaptico, a livello dei canali del calcio che costituiscono i principali recettori glutammatergici, dunque eccitatori, denominati NMDA.
Omega-3
Gli acidi grassi omega-3 hanno dimostrato di avere effetti benefici sulla salute cardiovascolare e sulla funzione cerebrale, potendo contribuire a migliorare i livelli di energia e combattere la stanchezza.
Estratti di melograno
Tra le integrazioni alimentari che potrebbero svolgere un ruolo nella gestione della fatigue, gli estratti di melograno hanno attirato particolare attenzione negli ultimi anni. Il melograno è ricco di composti bioattivi, tra cui polifenoli, antociani e acido ellagico, che hanno dimostrato di avere potenti proprietà antiossidanti e anti-infiammatorie. Studi clinici recenti hanno esaminato gli effetti degli estratti di melograno sulla salute generale e sull’energia, con risultati promettenti.
Gli studi clinici suggeriscono che gli estratti di melograno possano contribuire a migliorare i livelli di energia e ridurre la sensazione di stanchezza. Ad esempio, uno studio condotto su adulti con sindrome da affaticamento cronico ha mostrato che l’integrazione con estratti di melograno ha portato a un miglioramento significativo dei sintomi di stanchezza e a un aumento della vitalità percepita. Altri studi hanno evidenziato gli effetti positivi degli estratti di melograno sulla resistenza fisica e mentale, suggerendo che possono essere utili nella gestione della fatigue sia clinica che subclinica.
Per comprendere pienamente come gli estratti di melograno agiscano sulla fatigue, è necessario esaminare i loro meccanismi d’azione a livello cellulare e molecolare. I composti bioattivi presenti nel melograno sono noti per il loro potenziale effetto antiossidante, che può proteggere le cellule dai danni ossidativi e ridurre l’infiammazione, entrambi fattori che, a loro volta, contribuiscono alla comparsa della fatigue. L’infiammazione, in particolare, è emersa infatti come una via biologica chiave per la fatigue correlata al cancro, con studi che documentano legami tra marcatori di infiammazione e fatigue prima, durante e, in particolare, dopo il trattamento.
Inoltre, alcuni studi hanno suggerito che gli estratti di melograno possono influenzare la produzione di adenosina trifosfato (ATP), la principale fonte di energia cellulare, migliorando così la capacità delle cellule di generare e utilizzare energia.
La gestione efficace della fatigue richiede un approccio integrato che vada oltre l’alimentazione e le integrazioni, anche se ad oggi non esiste un gold standard per la presa in carico multiprofessionale di questa problematica. Ulteriori strategie da prendere in considerazione sono:
Gestione dello stress
Lo stress cronico può contribuire alla manifestazione della fatigue. Imparare tecniche di gestione dello stress come la meditazione, la respirazione profonda o lo yoga può aiutare a ridurre la percezione della stanchezza e a migliorare i livelli di energia.
Attività fisica
Nonostante la stanchezza possa scoraggiare l’attività fisica, l’esercizio regolare può effettivamente aiutare a combattere la fatigue. L’attività fisica rilascia endorfine, sostanze chimiche del cervello che agiscono come analgesici naturali e migliorano l’umore. Inoltre, l’esercizio regolare può migliorare la resistenza fisica e mentale nel tempo.
Riposo e sonno
Assicurarsi di ottenere un adeguato riposo e sonno di qualità è fondamentale per contrastare la fatigue. Mantenere una routine regolare di sonno, creare un ambiente favorevole al riposo e praticare una vera e propria igiene del sonno sono strategie che possono contribuire a migliorare la qualità del sonno e ridurre la stanchezza durante il giorno.
Gestione dei farmaci
In alcuni casi, la fatigue può essere un effetto collaterale di alcuni farmaci. Se si sospetta che un farmaco stia contribuendo alla stanchezza, è importante indirizzare il paziente al clinico per valutare le opzioni alternative o regolare il dosaggio.
Supporto psicologico
Affrontare la fatigue può essere emotivamente sfidante. Il supporto della terapia cognitivo-comportamentale, garantito da personale qualificato, può fornire un ambiente sicuro per esplorare le emozioni legate alla stanchezza e acquisire strategie di coping efficaci.
Monitoraggio della condizione
Tenere un diario dei sintomi può aiutare a identificare i fattori scatenanti della fatigue e monitorare i progressi nel tempo. Registrare i livelli di energia, gli schemi di sonno, l’attività fisica e l’alimentazione può fornire informazioni preziose per adattare il piano di gestione della fatigue.